venerdì 27 aprile 2012

PAURA.

Il mio corpo giace privo d’azione e in orizzontale, sul letto ancora sfatto in un pomeriggio di metà aprile.
Accanto a me un diario, qualche foto e tanti ricordi.
Vento e pioggia trascinano qua e là le foglie nuove che già profumano di primavera.
Il fruscio del vento irrompe prepotentemente tra le due finestre e mi fa dimenticare il rumore assordante di quella maledetta clessidra… Di quel tempo che passa e che mi avverte che non sono più una bambina.
Mia cara paura, ho tutto con me: vecchi ricordi di amori vicini e lontani, i sapori di casa mia, l’odore del mare che mi accarezza e mi sfiora sotto il tepore del sole.
Porto con me la pressione dei nuovi inizi e il dolore di quella maledetta giornata; il rancore verso di lui che ancora non mi abbandona. Quando finirà?
E porto con me anche il vocio stridente della vecchietta che come un disco rotto, racconta la sua storia fatta di passioni smorzate e amori impossibili. Ed io, la immagino come Lilì Marleen, e sorridendo nasconde l’età ma fa intravedere la sua malizia…
Vedi cara paura, ho preso appunti, ho memorizzato, ho riscritto sull’anima le nozioni principali di quegli anni in cui tu eri la matrona dei miei giorni ed io, una tua scagnozza.
Come una zingara prendevi la mia mano e davi giudizi irriverenti sul mio destino.
Cara paura, ora sono io che ti prendo per mano: inizia una nuova stagione e tu sei con me.
Non mi abbandoni mai ma, probabilmente, anche se sprigioni un’aura negativa, sei l’unica a darmi la forza di prendere in mano certe situazioni.
Sei accanto a me con tutte quelle parole rinchiuse nel portagioie che intanto sono diventate come amuleti contro la sfortuna beffarda.
Cara paura, una nuova stagione inonda il mio cuore, un nuovo inizio blocca il lento divagare dei miei giorni.
Fai paura cara paura ma ti voglio con me.
Pena dell’anima mia: bentornata.

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