domenica 13 maggio 2012

PAROLE MUTE

Scrivere,resettare e ricominciare.
Abituarsi al fitness delle parole  e riuscire a districare il nodo in gola.
Poi cancellare di nuovo e abbandonare la penna sulla scrivania.
Rileggersi e rendersi conto di non aver detto nulla.
Eppure, senza aver emesso suoni hai urlato qualcosa, inconsapevole: ma perché dentro ti senti muto?
Cancellare tutto e prendere ancora una volta quella penna: immobile ed energicamente muto.
Rendersi conto di aver perso degli anni, di aver perso qualche chilo, di aver trovato l’amore o di averlo perso per strada, di aver scrutato altri mondi lontani, tanti volti diversi e esserti immerso in tante storie tutte dannatamente diverse.
Forse si vive così.
Poi un giorno, perdi la penna, perdi la speranza e ti rimane solo il dolore: nessuno lo tocca.
Provi a scrivere il dolore e la paura. Bruci il foglio.
Esci ma evita le bancarelle di emozioni in saldo, non ti soffermare di fronte alla boutique dell’ovvio.
Soffri nei soliti posti eppure mai allo stesso modo: nella solitudine della tua penna che troppo poco è bagnata da altri inchiostri.
Scrivere consapevoli che quella penna non scrive, è asciutta.
Soffrire nello stesso posto.
Bruciare il foglio.
Ricominciare.
Scrivere col dito e tracciare in silenzio le parole del nostro intimo conflitto.
Strappare il foglio e cominciare a mettere in atto quelle parole mute.
Scrittura muta di una vita che urla: forse ci siamo.

venerdì 4 maggio 2012

MASCHERE SVENTRATE.

Ad un’amica, ad una donna.

Dicono che solo i vulcani possono eruttare ma non è vero.
Dicono che siamo costituiti dal settanta per cento di acqua ma perché allora mi sento pervadere da un calore strano che urla la mia stagione?
Perché tutti pensano che dietro questa facciata di stravaganza e forza non si nasconda nient’altro?
Falsi amori e illusioni perdute in un origami senza fine: questa sono io.
La luna ha visto consumarsi e accumularsi le maschere dei miei anni, i delitti bianchi e le parole mai dette.
Il giorno invece cancellava le tracce di quel trucco sul mio viso che raschiava la pelle come succo di limone.
Nonostante la mia età mi sento ancora con il cuore puro pronto ad esser sporcato da un amore reale e sincero.
Ora che sono finalmente pronta perché tu non mi comprendi? Perché ti allontani, ritorni e mi confondi?
Ma questo è lo status della mia vita: venire, andare e ritornare per poi sparire per sempre.
Sono stanca di queste fughe, sono stanca di questa normalità: dietro questa leonessa si nasconde una principessa, che come tutte, attende di esser rapita e portata via, su quell’isola che non ho ancora esplorato.
Il vulcano, l’esplosione, tanto sole e poi ci sei tu: un porto sicuro nel quale attraccare la mia nave allo sbaraglio.
Sono qui, non mi vedi? Vieni a prendermi.

venerdì 27 aprile 2012

PAURA.

Il mio corpo giace privo d’azione e in orizzontale, sul letto ancora sfatto in un pomeriggio di metà aprile.
Accanto a me un diario, qualche foto e tanti ricordi.
Vento e pioggia trascinano qua e là le foglie nuove che già profumano di primavera.
Il fruscio del vento irrompe prepotentemente tra le due finestre e mi fa dimenticare il rumore assordante di quella maledetta clessidra… Di quel tempo che passa e che mi avverte che non sono più una bambina.
Mia cara paura, ho tutto con me: vecchi ricordi di amori vicini e lontani, i sapori di casa mia, l’odore del mare che mi accarezza e mi sfiora sotto il tepore del sole.
Porto con me la pressione dei nuovi inizi e il dolore di quella maledetta giornata; il rancore verso di lui che ancora non mi abbandona. Quando finirà?
E porto con me anche il vocio stridente della vecchietta che come un disco rotto, racconta la sua storia fatta di passioni smorzate e amori impossibili. Ed io, la immagino come Lilì Marleen, e sorridendo nasconde l’età ma fa intravedere la sua malizia…
Vedi cara paura, ho preso appunti, ho memorizzato, ho riscritto sull’anima le nozioni principali di quegli anni in cui tu eri la matrona dei miei giorni ed io, una tua scagnozza.
Come una zingara prendevi la mia mano e davi giudizi irriverenti sul mio destino.
Cara paura, ora sono io che ti prendo per mano: inizia una nuova stagione e tu sei con me.
Non mi abbandoni mai ma, probabilmente, anche se sprigioni un’aura negativa, sei l’unica a darmi la forza di prendere in mano certe situazioni.
Sei accanto a me con tutte quelle parole rinchiuse nel portagioie che intanto sono diventate come amuleti contro la sfortuna beffarda.
Cara paura, una nuova stagione inonda il mio cuore, un nuovo inizio blocca il lento divagare dei miei giorni.
Fai paura cara paura ma ti voglio con me.
Pena dell’anima mia: bentornata.

martedì 10 aprile 2012

AMORE CENTRIFUGO

http://www.charmresearch.blogspot.it/search?updated-max=2012-03-05T20:41:00%2B01:00&max-results=2
CharmResearch- Weird Story N°4  Scarlet Revolution

È venuto e l’ha trovata che stupidamente l’aspettava ancora con addosso un’estensione di pensieri.
Non vede com’è cambiata: magra e sciupata da carezze di altri e dagli scherzi del destino.
Non si accorge di quanto sia cresciuta: dietro quegli occhi grandi c’è un omicidio di sentimenti.
Non vuole accorgersi di nulla. Per lui è solo bella, o almeno è quello che lei suppone. Non le ha mai fatto un complimento.
Eppure ogni volta che l'abbraccia, si sente lontana da tutto il resto. Si sente sua. Ma sua non è.
Lo sente vicino, ma sono lontani: lei non esiste e lui la vede soltanto… Guardare è tutt’altra cosa.
Mentre riflette del piacere viziato, l’assale la coscienza di quel che è e soprattutto di quello che avrebbe potuto essere.
Impressa nei suoi occhi l’immagine  di quello specchio che troppe volte li ha visti insieme sorridere, appassionarsi, infuocarsi, confrontarsi, lontani dal sistema standard di corteggiamento che a loro poco importa.
Gabbie di zucchero per lei che ha procrastinato la verità a suono di imbarazzanti tonfi nel buio: un buio che era la metafora di quella strana storia che si consumava dietro schermate di false convinzioni e paradisi di bugie.
All’improvviso lei si sente un’umana intrappolata in  sentimenti non ancora alla portata di tutti.
Per questo vorrebbe fermare il tempo e trattenerlo con sé regalandogli tutto il calore che ha riserbato per lui in questi anni.
Vorrebbe annientare i suoi silenzi e le chiusure. Ha tutte le carte in regola per poterlo fare.
 Ma non puoi costringere un uomo ad amarti, non puoi costringerlo a raggiungere la tua posizione di vantaggio.
Puoi soltanto fargli presente quello che tu hai dentro, prenderlo per mano e raccontargli quanto sia importante: ogni suo gesto, anche se scortese, diventa fonte di allegria e sorrisi.
Ma basta davvero così poco per perdere l’obiettività? …
E così, mentre lei viaggia alla velocità della luce, lui rimane fermo, nel mare sconfinato delle sue convinzioni, nella disillusione, cercando in altri visi tutto ciò che lei in silenzio gli ha regalato. Trova bocche che con poche battute liquidano, sciolgono e ghiacciano il suo cuore: arida steppa dove le piante crescono soltanto in sua assenza.
Lei non ha mai visto la sua primavera. Lui però l’ha sempre portata in  estate sotto  piogge  torrenziali di felicità.
Legge del contrappasso, regola del folle amore: amore centrifugo, niente di più niente di meno.
Chissà se capirai un giorno. Chissà.

martedì 3 aprile 2012

TRE MINUTI.


Dal terrazzo della sua villa vedeva in lontananza i bambini costruire castelli con la sabbia e anziane signore che cercavano di nascondere i segni dell’età celandoli sotto l’abbronzatura.
Erano le otto del mattino di una soleggiata giornata di inizio giugno, quando fu colta da un’insolita nostalgia.
Goffamente cercò penna e foglio e cominciò a scrivere.
<<Non c’è colpa per un fiume in secca, non c’è colpa per un cuore arido.
Non ha colpe un fiore appassito, non ha colpe il sole che ustiona.
Sai che quando ancora non conoscevo il tuo nome mi piaceva pensare che ne avessi tanti?
E ora dove sei? Ti vedo eppure non ti trovo…
Ti vedo: sei in un mare sconfinato a raccoglier conchiglie.
Tu, che non hai mai voluto scavare la fossa della mia anima.
Te lo dico io cosa vedono i miei occhi: vedono tante cose belle, assorbono gioie e dolori di questo mondo strano; vedono ingiustizie e fortune.
E poi guardano te, ti osservano e ti controllano, ti scrutano da lontano, paurosi del domani, del tuo e del mio.
Cosa sento? Ho sentito ansie, ho udito affanni dei miei coetanei che arrancano e sprofondano nei loro destini; ho sentito il peso del mio pianto ma anche l’assordante rumore della mia felicità.
Ascolto il tuo silenzio. All’inizio faceva male. Il suo rumore assomigliava allo stridente raschio delle unghie su una lavagna… Ora è meno ostile: c’è ma vive in sordina.
Tu, metronomo in lento che annienti le mie corse.
Tu, anima meccanica, che fingi di non saper amare.
Eppure sarebbe stato bello raccontarsi le proprie esperienze, magari su uno scoglio o su una distesa di lavanda.
Romanticismo? Si. Sfrenata devozione per il lieto fine, questa sono io.
Sono un tumulto di emozioni belle e brutte, grandi e piccole che aspettano di esplodere.
Almeno questa volta, lasciami parlare dalla mia visuale e non da quella zona oscura da dove di solito ti racconto di me celando la parte migliore: quella vera.
Come tutti ho amato, come tutti mi sono lasciata amare.
Ho commesso errori.
Ho visto il buio, ho dovuto lottare ma poi è arrivato il lieto fine. Ho mantenuto il mio segreto per sembrar diversa.
Faccio a pugni con la mia vita ma poi facciamo pace.
Ho capito che l’importante è sorridere… il resto è solo noia.
A te, fantasma del mio presente dedico queste parole.
A te, urlo inutilmente le mie emozioni.
A te, che non hai voluto conoscermi.
A te, che pensi di saper tutto di me e credi che dietro una facciata di semplicità si nasconda altrettanta semplicità.
A te, che hai provocato sincopi e tachicardie.
A te che non riesco a dire la verità.
A te, che sei tutto e niente.
Tu, mia concreta delusione ed io, fantasma nella tua vita>>.
Lui e lei: una carezza in un pugno.
Lei non ebbe mai il coraggio di raccontarsi e lui continuò ad ignorarla.
Continuarono a far finta di nulla.
Lui non seppe mai chi aveva di fronte.



lunedì 26 marzo 2012

SALTAMI ADDOSSO V.

Credeva di risolvere i suoi tormenti bevendo improbabili miscele di alcolici e rifugiandosi in posti dove l’amore è facile e veloce.
Comprava tristezza spacciata per felicità.

Scappava, e, una volta rientrato a casa i suoi tormenti erano lì, aspettando di togliersi di dosso quel sudicio post it con su scritto “questioni irrisolte”.
Erano accumulati tutti sul suo letto mixati ad ansie, paure e angosce. 
Si aspettava che un giorno il destino avrebbe risolto tutte le sue mancanze e intanto, pur crogiolandosi, continuava a nascondere sotto il piumone i suoi perché.
Bravo ragazzo di giorno e la notte debosciato contenitore di vizi.
L’amore era un sentimento troppo sofisticato per il suo cuore eppure lo rivendicava ogni volta che si trovava solo.
Spesso e di nascosto, pensava al suo futuro e si piangeva addosso come un salice riversa su se stesso i suoi rami.
Era intriso di noia e disperata solitudine.
Una bellezza oggettiva, uno di quelli che con un solo sguardo ti annienta.
Sapeva fingere e fingeva bene. Ma quanto sarebbe durato il suo gioco?
Predicava maturità dal basso dei suoi anni e dall’alto delle sue azzardate esperienze.
Pretendeva che la fede risolvesse tutto.
Viveva di convenzioni senza capirne a fondo le radici.
Poi però arriva quel giorno in cui anche un leone crolla al suolo e deve fare i conti con le proprie insicurezze; quel giorno in cui smetti di essere una tigre e diventi un agnellino: il giorno della verità.
Eppure stai soffrendo, eppure non ti spieghi perché non è caduta nella trappola.
Accese una sigaretta e cominciò a pensare… 
Quella sera Milano splendeva di mille luci eppure dentro era buio, non vedeva spiragli.
Dopo qualche tiro veloce e intenso lanciò il mozzicone dal balcone, un nono piano circondato da un panorama mozzafiato.
Quante ragazze aveva visto quel terrazzino. 
Tutte e solo per una notte: meteore nelle sere d’estate, punti luce nelle fredde notti d’inverno.
L’aria era fredda all’alba.
In quell’istante era solo: aveva voglia di lei.
Lei che non era disposta a scendere a compromessi.
Lei che lo avrebbe aiutato a diventare una persona migliore, un ragazzo come tutti gli altri.
Era lì, di fronte a lui ma non riusciva a conquistarla: lo fissava senza parlare.
Lei, lo avrebbe spinto a scalare quella vetta così ambita ma di difficile raggiungimento: il controllo di sé.
Lei lo sfiora, poi lo bacia.
Si ritrovarono soli, alle prime luci del mattino… Passione, sottomissione, ardente fervore: gli saltò addosso e fu subito amore.
Lei… la forza di volontà.




mercoledì 21 marzo 2012

MILANO: MANI FREDDE CUORE CALDO

Quante storie accadono parallelamente in una grande città.
La sua vita scorreva come quella di altre 3 milioni di cittadini. Una goccia in un oceano, pedina nella mani del turbinio di luci che abbagliano la Madonnina.
Si trascina per le strade di Milano lasciandosi cullare dal ritmo del suo I pod. 
Le Colonne di San Lorenzo in primavera, pullulano di coppiette che non hanno vergogna di esternare i propri sentimenti.Un controsenso in quella giungla di colletti bianchi e regole.
E poi ci sono loro:ragazzi vestiti a lutto che nascondono il proprio disagio dietro il ciuffo nero corvino.
Cammina leggera lungo corso di Porta Ticinese, ricordando i tempi in cui quella strada era fulcro della sua storia d'amore.
Si sofferma davanti quel giappo dove non ha più rimesso piede.
Vorrebbe rivederlo, amarlo ancora per un po’ e passeggiare con lui tra le luci di quella serata di inizio di primavera.
Ma lui non c’era più. L’aveva lasciato vivere la sua vita, proseguire la sua carriera senza il suo amore immenso che lei nascondeva tra i sorrisi e i vestiti nuovi.
Intanto fluiva una miriade di gente che vive la quotidianità con la leggerezza di una formica e la sensibilità di un elefante.
Il rimorso l’assale: colpisce lo stomaco e urta le pareti dei polmoni.Non respira. E cala il silenzio tra i clacson dei taxi e il rumore del tram.
Desidera annunciare il suo passaggio e ritornare ad essere il centro di qualcosa visto che non era più il centro di qualcuno.
Il tappeto rosso corre sui suoi passi. Quattro piani a piedi per tenersi in forma e dritta in camera.
Ancora ricordi.
Una foto accanto al suo letto li ritrae insieme felici e spensierati: i colori sgargianti dei vestiti estivi, gli sguardi languidi della loro passione, la sproporzione delle altezze. Perfetti, belli e raggianti: avevano tutto.
Posa la borsa sulla scrivania e durante l’impatto cadono per terra tre libri: la fine è vicina e lui non ci sarà.
Appoggia le mani su quelle pagine sottolineate e  piogge di lacrime cadono sui polpastrelli.
Ripensa ai giorni in cui insieme immaginavano quei momenti: distesi sul letto fissavano il soffitto disegnando i futuri con le dita.
Guarda il calendario: tra due giorni è il suo grande giorno, eppure lei non ci sarà a darle il bacio dell’in bocca al lupo e non potrà sistemare la sua cravatta prima della proclamazione.
Intanto voci stridenti di anziane sciure interrompono il suo nostalgico silenzio.
Si immerge sotto il bollente flusso dell’acqua e decide di non regolare la temperatura: tanto il corpo si abitua ai dolori.
Si guarda allo specchio e vede i contorni sbiaditi: tutta colpa della miopia.
Si tocca il viso accarezzandolo sempre più forte come in un climax di parole sempre più pesanti. E piange forte.
Molto spesso le lacrime attenuano i pensieri e la disperazione cancella per un istante le tue sofferenze. In fondo meno per meno fa più…
Suona il campanello ma aveva lasciato la porta aperta.
Lui ascolta quei singhiozzi e non riesce più ad assecondarli.
La trova al buio con i capelli bagnati ancora caldi sugli occhi e quella tuta che non le si addiceva.
Lui le sorride facendo un’espressione buffa e lei nasconde il suo viso tra le mani.
Quell’abbraccio durò una notte intera.
Lo allontanò per guardarlo negli occhi e pianse ancora. Questa volta però non  tremava.
Il giorno dopo la Stazione Centrale era tornata ad essere bella ai suoi occhi. Si staccarono soltanto quando il treno stava per partire.
Non si parlarono. Tanto ormai erano di nuovo insieme.
Il giorno seguente lei avrebbe tenuto stretta la sua mano durante la trepidante attesa. Sarebbe tornata ad essere il suo pilastro, il suo tesoro.
Milano intanto fuori era fredda, ma aveva riscaldato il suo cuore. Ancora una volta.
Milano intanto continuava a correre mentre loro tornavano a raccontare la loro storia in standby.


venerdì 16 marzo 2012

CARO AMICO TI SCRIVO

A.Mattitelli, olio su tela


Ti capisco quando rompi con la coscienza, quando attorno a te è come se fosse passato Attila rendendo arido anche il cuore.Siediti qui ora, e non aver paura di parlare con quella vocina che insiste a uscir fuori, che vuole gridare quel che hai dentro e che  non hai il coraggio di esternare.
Inizio a dirti cosa stimi in questo folle periodo di transizione.
Il disagio.
Il disagio della perdita dell’equilibrio, di quella corda che si spezza e che ti fa cadere dal trampolino dove con estrema lucidità eri giunto. 
C’è una sorta di amore in tutto questo: bisogno di dare corpo alle tue idee e mantenerle vive. 
Sentirsi sdoppiati, due persone facenti parte dello stesso corpo, l’angelo e il demone, il bene e il male, giusto e sbagliato, istinto e ragione.
Istinto e ragione: due facoltà così diverse che però ti pervadono nella stessa identica immediatezza.
L’istinto che ti travolge, la ragione che ti fa perdere le occasioni.
E così, rimani dilaniato tra i due opposti che però portano molto spesso allo stesso destino: felicità o infelicità.
Difficile trovare il giusto mix, impensabile trovare un equilibrio tra i due opposti. 
Eppure esiste, eppure l’hanno già sperimentato.
La cura è dentro di te, la miscela devi trovarla da solo: non devi aver paura di osare.
Eppure il dilemma fa paura, trovarti davanti ad una scelta ti rende folle.
Come quando da bambino dovevi scegliere tra il gelato e le caramelle, tra una barbie e una bambola: avresti voluto sceglier tutto ma  non era possibile avere tutto e subito.
Così, ti ritrovi in quella stanza a decidere del tuo domani, come ieri ,decidevi del tuo presente.
Un domani che fa paura, scelte di vita che annientano l’equilibrio che con devozione hai costruito e che il vento ha rovinato. Come un castello di sabbia portato via dall’onda agile, come un castello di carte scompigliato dal fratello giocherellone.
Siediti qui, accanto a me perché io sento quella voce frenetica,  odo il suono tempestoso delle tue parole. 
Ti aspetto, sono l’amore per te stesso.


giovedì 15 marzo 2012

ASSENZA

L'assenza dondola nell'aria
come un batacchio di ferro
martella il mio viso martella
ne sono stordito

corro via l'assenza m'insegue
non posso sfuggirle
le gambe si piegano cado

l'assenza non è tempo né strada
l'assenza è un ponte fra noi
più sottile di un capello più affilato di una spada

l'assenza è un ponte fra noi
anche quando
di fronte l'uno all'altra i nostri ginocchi si toccano.
Nazim Hikmet
 

Ogni cosa, ogni idea, ogni persona assente fa parte di un mondo che non c’è più : il mondo della nostalgia, quello strano posto dove riponiamo tutto ciò che è andato, che andrà che non è più con noi, accanto a noi.
L’effettiva potenzialità e essenza di quel qualcosa che non c’è più viene percepita proprio quando ormai fa parte dei nostri ricordi.
Il rimorso è una delle conseguenze più ambite in ambito di assenza, in quanto ci rendiamo conto di voler bene o amare quel qualcuno, di essere legati a  quel qualcosa, solo quando l’abbiamo perso.
L’assenza potrebbe essere intesa quindi come un non luogo, una non presenza anche se molto spesso mi piace percepire l’assenza come presenza spessa: presenza perché la nostalgia mi riporta all’assente, densa perché è come se fosse viva in me la sua presenza/assenza che molto spesso fa male.
L’assenza è un potere: quel qualcosa, quel qualcuno non c’è eppure si fa sentire e grida, urla e ti lega.



martedì 28 febbraio 2012

IL MAL D’AMORE QUANDO ARRIVA…ARRIVA.

Lacrime, silenzi, masochismo sfrenato e soprattutto vendetta o rassegnazione: questi i sentimenti più comuni dopo la fine di una storia (di qualunque genere sia). Non importa se ti trovi dalla parte della vittima (lasciato) o carnefice(colui che lascia), quando finisce una relazione si soffre in entrambe le situazioni.
Quante volte ho pianto di fronte ad una foto, mentre mi rendevo conto che “quei tempi felici” non sarebbero più tornati, oppure rientrando a casa dopo l’addio con  il solito easy di turno…
Tutti “quei giorni perduti a rincorrere il vento”, diceva De Andrè… Mai frase più azzeccata.
Ho sprecato tanti giorni, tante lacrime a causa degli struggimenti post rottura. Eppure non sono serviti a niente.
Soprattutto durante l’adolescenza sono stata preda facile del mal d’amore. Eppure sono ancora viva. Miracolo? Botta di fortuna? Forse solo pazienza.
Molti esperti del settore dicono che sfogarsi fa bene…
Le tue amiche in quei giorni inspiegabilmente diventano psicanaliste e veterane del settore e una delle frasi più gettonate è : “Sfogati, piangi e urla e poi tutto passa”…
Ma cosa passa? Ma cosa vuol dire urla e tutto passa!Non è che se mi metto a far la matta quello torna da me…
Ovviamente sono tutti luoghi comuni che si dicono nei momenti di panico.
Ammetto che molto spesso, quando le mie amiche sono afflitte dal maledetto mal d’amore faccio fatica ad essere lucida e anch’io esordisco con dei must che pensandoci non hanno alcun senso: “lascialo perdere, non ti merita”. Mai dire ad una malata d’amore queste frasi.Non fanno altro che fomentare la sua depressione.
E allora cosa fare in questi momenti di panico???
FASE NUMERO 1: ACCETTARE PER CURARE.
Innanzi tutto bisogna ACCETTARE  che l’amore sia finito e che il caro e bel ragazzo/a non sia più parte integrante della tua vita.
Sembra facile ma non lo è. Perché l’innamorato/a non guarda in faccia al rifiuto: si tende a negare e  minimizzare e a scambiare la fine per un dubbio temporaneo.
Se si frequenta qualcuno che sparisce invece, si tende sempre a pensare che l’altro/a “sta attraversando un periodo strano”. “Mi vuole ma non può vedermi”.
Si si, certamente… Se ti volesse starebbe con te e cercherebbe di coinvolgerti nel suo strano periodo.
FASE NUMERO 2: RIELABORAZIONE DEL LUTTO.USCIRE DALLA DEPRESSIONE STRUGGENDOSI CON LE AMICHE?
E’ la fase della depressione totale dove tutto quello che ci circonda o ci fa schifo o non vale mai quanto colui/colei che ci ha abbandonati.
È in questo periodo che subentrano le amiche psicanaliste e senza di loro la rielaborazione sarebbe nulla.Sono proprio loro, quelle psicanaliste forsennate,quelle vecchie volpi, le stampelle della nostra vita. L’amicizia è il valore aggiunto alla nostra quotidianità e infatti ne approfitto per dire a tutte le mie amiche che senza di loro non sarei felice! J (ora basta con i convenevoli).
FASE NUMERO TRE: DISTACCO CONSENZIENTE O MENO DAL SOGGETTO AMATO.
Molto spesso, per soffrire meno,o per scrollarsi la coscienza, si tende a mantenere una sorta di relazione amichevole.
Sbagliato! Dentro di voi cova il germe della speranza, quella maledetta speranza che ti fa illudere e aumenta la estenuante agonia. Tagliare i ponti subito è la cosa migliore.
Ecco, in questo caso parlo per esperienza personale. Mi è capito sia di tagliare i rapporti immediatamente, sia il contrario… Vi dico soltanto che mantenendo la relazione d’amicizia probabilmente è ancora viva in me la speranza che tutto un giorno “torni come prima”… diventa ogni giorno più remota, ma credo in minima percentuale ci sia… NON ESISTE L’AMICIZIA TRA EX O TRA PERSONE CHE SI SONO FREQUENTATE PER UN BEL PO’.
FASE NUMERO QUATTRO: EVITARE IL LUOGO DEL DELITTO SE POSSIBILE.SE IMPOSSIBILE, EVITA DI PIANGERE IN PUBBLICO, STAI SOFFRENDO MA DEVI MANTENERE UNA CERTA DIGNITA’.
I nostri antichi avi erano molto più saggi di noi, questo si sa, e infatti già Ovidio parla di rimedi per il mal d’amore. Fondamentale è per il saggio poeta evitare i posti frequentati con il bell’ex…
Ma caro Ovidio, come fai a non tornare sul luogo del delitto soprattutto se il primo bacio è stato dato nel tuo appartamento, per esempio? Se i posti che frequentavi con lui erano gli stessi che di solito frequenti ancora?
Se a volte ti ritrovi alla stazione centrale di Milano e  non puoi fare a meno di non andarci? Se anche il fatto di andare a fare la spesa ti riporta ai giorni perduti?
Questo punto è abbastanza complesso e devo ammettere che non è facile non pensare all’amato ormai latitante quando ti ritrovi sul luogo del delitto. Soprattutto per un’ inguaribile romantica.
Quando è finita con il mio ultimo ex dico solo che non riuscivo a far la spesa e piangevo davanti ad una bottiglia di vino nel reparto vini, oppure davanti all’odore di un ammorbidente … La memoria sensoriale gioca brutti scherzi… ed io sono una delle sue vittime preferite…
FASE NUMERO CINQUE.AGIRE. QUANDO IL CHIODO NON BASTA.
Visto che sei rimasta/o sola come un broccolo andato a male, e non devi più spender soldi per l’altro/a, fatti dei regali e premiati. Se non trovi il famoso “chiodo schiaccia chiodo” o hai paura di possibili infatuazioni, evita le situazioni e amati.
Amare se stessi senza limite è gratificante. In realtà non bisogna amarsi solo dopo la fine di una storia ma sempre. Se tu non ami te stesso gli altri non ameranno te.Amore chiama amore….quindi…

Piccole mosse che per chi è coinvolto sembrano peggio della scalata dell’Everest, più ansiogene di un esame, più difficili di un problema di fisica nucleare.
Purtroppo il detto “l’amore ti rende cieco” è vero.
Avverti cose che non esistono e non vedi la luce nel momento di difficoltà.
Non esistono rimedi, non puoi appellarti a nulla perché solo una cosa è fondamentale: IL TEMPO che libera e guarisce il mal capitato.
L’uscita prima o poi arriva ma dipende solo da noi.
Soffrire per poi star bene è un controsenso ma in questo caso (come ci insegnano le amiche psicanaliste) è la miglior medicina.

mercoledì 8 febbraio 2012

SCAVARE IL PROPRIO BARATRO DA SOLI SI PUO’:LE GIUSTIFICAZIONI CHE MOSTRANO LA REALTA’ MENO CRUDELE.

Vi è mai capitato di cominciare una conoscenza consapevoli del fatto che si andava incontro alla propria fine?
Che quel ragazzo, proprio quell’eroe che tu adulavi come un dio non era altro che un carnefice dei tuoi poveri occhi a cuoricino? Eppure imperterrita sei andata avanti e alla fine hai sbattuto contro quel muro: il muro della nuda e cruda verità!
Quanto è facile per le nostre amiche dire: “io te l’avevo detto, però non mi ascolti mai”, oppure, “Visto? Ora stai male ma peggio per te io avrei fatto in questo modo…”
Facile parlare dall’esterno e soprattutto senza “gli occhi a cuore”.
Molto spesso mi sono trovata in queste situazioni ma devo ammettere che anch’io dispenso consigli dall’alto della mia “obiettività”, perché “non lo conosco e quindi sono più realista”.
Ma quante caxxate ci raccontiamo?
È inutile dire alla persona coinvolta quale sia la cosa giusta da fare tanto non riuscirà mai a prendere il toro per le corna.
Di solito si sguazza nell’incertezza e nelle bugie più stupide e ci si crede anche.
Adoro le scuse in cui ci illudiamo quando l’altro non ne vuol sapere nulla di noi!
E in questo sono uguali sia donne che uomini! Yeeee!!!
Ma passiamo in rassegna delle scuse più belle che utilizziamo per scavare al meglio la nostra fossa:
-   Se lui/lei è uno studente/essa sotto esame: “Poveretto, ha da studiare tanto,  figurati se perde tempo a rispondermi!” (ovviamente siamo sotto esame anche noi eppure…Tempo per lui/lei ne troviamo a palate)
-   Se lui/lei lavora: “Starà lavorando: non devo più stressarlo/a. Ha ragione”.
-   “Ha il silenzioso. Non avrà sentito”. (Se fosse davvero così, richiamerebbe, naturale).
-   “Non guarda mai il cellulare!” (!!!!!!......!!!)
-   “Esce da una storia lunga, sicuramente non ha voglia di innamorarsi e per questo mi tiene lontana/o”.
-   “Forse è uscito/a con gli amici. Ha bisogno di svago.Lo/a
 richiamo più tardi”.
-   “Starà mica dormendo? Si, ovvio starà dormendo”!
-   E dulcis in fundo… la giustificazione che merita il podio: “ Questa è una strategia. Vuole farmi innamorare di lui/lei… E’ troppo furbo/a!”.
Per parecchi anni sono stata una delle più fidate socie del “Circolo Delle Fosse” e per altrettanti anni la giustificazione che mi sono data per mantenere alto il nome della persona che mi si filava solo quando, dove e come avrebbe deciso lui è stata: “Ha deciso di vivere così! Non ama i legami!”.
E anche questa ovviamente sale sul podio!
E anche questa scusa mi ha portata col tempo a stancarmi, rivalutarlo e prendere le mie decisioni di conseguenza!
Perché poi ad un certo punto stancano e le giustificazioni non reggono più e così l’eroe diventa uno sfigato, la principessa una tra tante…
Quante bugie ci raccontiamo, anche se molto spesso col tempo scopri che a volte queste giustificazioni sono reali, esistono davvero e non solo nella nostra mente. Ma, in questi casi, si tratta soltanto di sporadiche eccezioni!
Per il resto, molto spesso vai incontro ad un muro con la consapevolezza che effettivamente non c’è niente da fare… Eppure vuoi salire su quella macchina da scontro perché ti affascina e aumenta l’adrenalina a mille…
Quello che ho potuto constatare in questi anni è stato che tentar non nuoce e soprattutto se vuoi una cosa vai e prendila.
Sembrano delle frasi fatte (il mio ex direbbe da Baci Perugina), ma l’importante è non avere mai rimorsi.
Ho fatto le peggiori “figuracce” agli occhi di alcuni ragazzi che mi sono piaciuti però almeno a differenza loro (che un minimo di attrazione o fisica o mentale la provavano per me) ci ho provato: è andata male ma tanto… LA RUOTA GIRA!

sabato 28 gennaio 2012

TRA IL DIRE E IL FARE, NEL BEL MEZZO CI SONO IO!

La settimana scorsa presa dalla solita ansia pre esame che mi affligge e mi tortura, sono stata alla Mondadori in piazza Duomo per cercare la traduzione delle opere di Yeats.
Ne approfitto per ringraziare il mio prof. Di Letteratura inglese per avermi spinta ad odiare Yeats che non mi ha fatto nulla di personale e il gaelico. Grazie Prof.
Non ho trovato nulla.
Così ho cominciato a spulciare tra le novità e le offerte.
Questo è uno dei periodi che adoro di più: ci sono gli sconti sui libri e hai la possibilità di trovare delle “chicche” che magari durante i periodi normali non avresti mai visto…
Mi sono ritrovata di fronte allo scaffale dedicato a Fabio Volo e devo ammetterlo: ero molto scettica.
Devo dire che per quanto riguarda la lettura sono parecchio esigente e molto spesso guardo con aria di sufficienza questi nuovi “scrittori” ma devo ricredermi. Faccio un mea culpa! Può bastare???
A Natale un mio carissimo amico mi ha consigliato “ E’ una vita che ti aspetto” appunto di Fabio Volo e così, sabato scorso proprio quel libro tra tanti mi ha scelta…
Tornata a casa con  il mio solito scetticismo apro il libro e comincio a leggerlo.
Non mi sembrava vero: la lettura era scorrevole e soprattutto piacevole.L’ho letto tutto d’un fiato e a mezzanotte dello stesso giorno era già finito.
È la storia di un uomo di 35 anni che arrivato nel mezzo del cammin della sua vita decide di affrontare le sue paure e le sue ansie e soprattutto decide di vivere.
Un tema parecchio pesante che però Fabio è riuscito a raccontare con molta leggerezza e ironia.
Lo consiglio a tutti perché diciamo la verità noi ragazzi siamo tutti, chi più chi meno, afflitti da “disordini”, io in primis…
La mia vita è in continua evoluzione e molto spesso non riesco a riconoscermi neanch’io!
La paura del domani, la paura del presente ci affligge, abbiamo tutto ma ci sentiamo di non aver nulla tra le mani.
A volte l’amore ci stordisce, le passioni ci travolgono e l’istinto molto spesso regna sovrano facendo dei disastri allucinanti!
Altri invece sono schiavi della ragione, i classici “cultori dell’obiettività” (il mio ex storico era uno di questi…che rabbia) ponderano tutto nei minimi dettagli. Ma anche in questo caso è un gran casino.
Quindi sia noi incredibili istintivi che voi razionali sfegatati, ci troviamo sulla stessa barca: in perenne oscillazione!
Per quanto mi riguarda sono sempre in mezzo tra il dire e il fare: da secchiona quale sono, so sempre qual è la risposta giusta ma purtroppo agisco sempre nel modo sbagliato perché nella maggior parte dei casi mi lascio trasportare dagli eventi e dal “cuore” trovandomi molto spesso in situazioni che io stessa avevo predetto. E in questi casi non posso far altro che maledermi: Maledettissima me!
Stupidità? Può darsi… ma di fronte allo scorrere degli eventi (soprattutto se si parla di “robe sentimentali”) sfido chiunque ad essere razionale e soprattutto a fare sempre la cosa giusta.
“E’ una vita che ti aspetto”  è stata l’ennesima conferma di quanto sia importante volersi bene e amarsi per affrontare al meglio ogni situazione che ci viene offerta sul famigerato “piatto d’argento”.
Quindi leggetelo, amatevi e amate che siamo ancora giovani e belli!
(oggi mi sento dispensatrice di ottimismo).
Con affetto,
la vostra 
R.N.F.

lunedì 16 gennaio 2012

IL RISVEGLIO DELLA GUERRIERA...QUANDO LA PAROLA NON BASTA.

A che se ne dica non mi sono mai sentita perdente o una che non ha la forza di lottare anche se, magari a chi non mi conosce, posso dar l’idea di una persona debole e senza spirito d’iniziativa. Il solito “porto sicuro”, la ragazza senza infamia né lode.
Ma crescendo ho capito che non è il caso di dimostrare tutta la forza che hai in te  e senza indugiare vado avanti per la mia strada lasciando pensare agli altri un po’ ciò che vogliono.
Molte situazioni, non avrei potuto affrontarle senza la forza di volontà (ed aggiungerei il cervello) e soprattutto non sarei venuta fuori da periodi bui che hanno segnato la mia vita.
Come ho già detto, sono una single, ultimamente per scelta mia (ma non nego e non mi vergogno di ammettere che molto spesso è stato per scelta degli altri) e recentemente c’è stato il RISVEGLIO DEL GUERRIERO che c’è in me che, a dir la verità, avevo messo a riposto per un pò.
Non sono un’ ipocrita e devo ammettere che in questi anni mi sono lasciata cullare da quello che chiamo “FANCAZZISMO SENTIMENTALE”: ho represso ,per una convivenza più tranquilla, il mio lato da lottatrice che avrebbe fatto scappare dopo qualche giorno il  “Bell’ex”  di turno! (perché diciamocelo chiaramente: molti ragazzi davanti ad una ragazza che sa ciò che vuole scappano…).
Ma la guerriera è tornata in concomitanza con l’inaspettato arrivo di “Biciclette”(ragazzi con la testa non tanto a posto), omaggio di quel gran burlone di Babbo Natale.
Babbo Natale, la prossima volta, se proprio devi, prima di spedire queste sorprese assicurati che siano efficienti al cento per cento!
E così, con mio grande rammarico ho dovuto ancora una volta mettere i puntini sulle I con più di qualche “bicicletta a ruota libera".
Chi più chi meno ha avuto la propria porzione di quello che un mio caro amico definirebbe  “scoppiamento di palle” che però per il gergo femminile sono semplici puntualizzazioni per far capire alle mal funzionanti "Biciclette" che noi siamo le “diverse”. Se voi non ci arrivate come dobbiamo fare?
Come facciamo a spiegarvi che dopo qualche uscita e qualche bacio in più molto spesso siamo coinvolte e non vogliamo le classiche storie occasionali??? Che il limbo ci stressa e non vogliamo essere quella tra le tante ma quella e basta?
Ma come al solito, siccome sono l’anti-strategia ammaliatrice per eccellenza, probabilmente sbaglio sempre i toni e i modi per farlo.
Di solito in amore non sono una stratega: da quando ho iniziato a considerare il sesso opposto come interessante, ho sempre trasformato i miei pensieri in azioni anche  perché sono convinta che le strategie prima o poi vengono smascherate …
Ma molto spesso invece di stimare il mio comportamento limpido e coerente, i ragazzi si flashano con quella categoria di donne che io definirei le “ammaliatrici” : quelle che ti riempiono di punti di sospensione e poi ti fanno rimanere con la suspance, nel senso che effettivamente il ragazzo scava scava ma a parte l’occhio sibillino non trova nulla che gli riguardi.
Bene, io non sono questo genere di ragazza che però stimo in quanto se solo riuscissi a fare i giochetti mentali avrei in mano delle situazioni che in questi anni ho perso.
Una cosa che però consiglio alle ragazze è senza dubbio il linguaggio del corpo!
Parlare sempre anche con il corpo per mandare degli indizi alla "bicicletta" perché se no la bicicletta...  non pedalerà mai!
Su questo sono ben afferrata ma solo perché madre natura mi ha donato questa caratteristica, anche se, quando la bicicletta mi prende proprio troppo divento un’ebete.
Tante volte mi è capitato di dare dei falsi segnali a ragazzi che mi piacevano e che purtroppo a causa dell’anti strategia e della mia ansia da presentazione/conoscenza ho perso… L
Dovrò mettere a punto questo mio "potere" a quanto pare, di cui la stragrande maggioranza delle ragazze è fornita!
Ma la guerriera è tornata. O almeno credo…


R.N.F.

domenica 15 gennaio 2012

CI VUOLE TANTA PAZIENZA.UN INIZIO SBAGLIATO.AVRANNO RAGIONE I MAYA?

Sono passati quindici giorni dall’inizio dell’anno nuovo e direi che posso anche arrendermi al fatto che mi aspettano altri e 11 mesi di non so che!
Se il buon giorno si vede dal mattino, il mio 2012 è veramente l’anno delle CATASTROFI.
Ho terminato il 2011 con punti interrogativi, rotture e ritorni.
Ritorni si fa per dire in quanto quella che ritorna sempre a sbagliare sono io.
Nel 2011 infatti sono stata la fidanzata "im-perfetta” del ragazzo “perfetto”, e poi sono tornata nel mitico club delle “solitarie” con non pochi problemi di adattamento.
Effettivamente ultimamente un po’ zitella mi ci sento: sono sempre acida, odio il genere maschile e penso sempre e solo a me.
Ma come  al solito non ho smesso, anche se non voglio ammetterlo, di cercare di innamorarmi.
Con risultati pressoché indicibili  perché non riesco a trovare l’uomo della mia vita e mi imbatto sempre in storie campate in aria con ragazzi EASY (vedi post sotto) che come al solito non vanno oltre alle due settimane di frequentazione.
E dire che ultimamente diversamente  da quanto è accaduto in passato, la bicicletta non me la sono di certo cercata io, ma mi è stata benevolmente regalata dal destino infame.
Un 2011 finito col botto e un 2012 cominciato senza il minimo nesso.
Abbandonata l’idea di frequentare qualsiasi tipo di tipologia maschile,(ormai non voglio più sentir parlare neanche del mio gatto maschio anche lui), mi sono buttata nello studio e anche lì: TRAGEDIA!
Fortunatamente la voglia di scappare dalla mia università è talmente forte che anche se  non ho assolutamente nessuna voglia di studiare mi costringo a farlo. I risultati non sono ottimali, ma almeno ci provo!
Inoltre il “coinquilinaggio” è arrivato all’esasperazione.
Io e la mia dolce metà( la mia cara Pit, coinquilina da ormai 5 anni), siamo ormai giunte ad un livello di stress “casalingo” improponibile che ci porta molto spesso a guardarci e comprenderci in un solo istante: il “Gobbo”(nome in codice della terza abitante della casa),  deve essere affrontato. Prima o poi ce la faremo!
Altra cosa che mi angoscia e mi consola al tempo stesso, è che attorno a me è come se fosse passato Attila: storie finite male dappertutto, amiche nella mia stessa condizione e single! Tanti, troppi single.
Ma sarà mica l’anno dei single il 2012?
Se così fosse sarei in parte tranquilla in quanto gli uomini della mia vita starebbero soli, almeno per un anno, e non avrei anche tutte quelle ansie che mi angosciano (ovviamente senza motivo) ogni qualvolta decidono di frequentare altre persone…

E così, come al solito, come ogni anno, come ogni giorno, con le mie fidate amiche ci ritroviamo ad analizzare ogni minimo dettaglio della giornata da quella più intensa, a quella depressa, a quella felice a quella ricca di particolari agghiaccianti o piccanti cercando una spiegazione.
Se esaminassero le nostre telefonate o i nostri discorsi, penserebbero al ricovero immediato al CIM. Ne sono certa!
E' un continuo andare di pippe mentali che si sovrappongono a quelle dell'altra e poi dell'altra ancora.
E' un circolo vizioso che ormai ci ha travolte tutte indistintamente: le fidanzata, le single, quelle "in frequentazione", le secchione e le lavoratrici!
Tutte ma proprio tutte!
D'altronde, le seghe mentali non vanno in vacanza!
Ma alla fine arriviamo sempre allo stesso identico pensiero:  non esistono più i ragazzi di una volta…
Ed in macchina, per strada, al supermercato, in università  sempre la solita canzone ottimista.
Ornella aiutami tu.


Amiche mie, vi voglio bene!
R.N.F.