mercoledì 21 marzo 2012

MILANO: MANI FREDDE CUORE CALDO

Quante storie accadono parallelamente in una grande città.
La sua vita scorreva come quella di altre 3 milioni di cittadini. Una goccia in un oceano, pedina nella mani del turbinio di luci che abbagliano la Madonnina.
Si trascina per le strade di Milano lasciandosi cullare dal ritmo del suo I pod. 
Le Colonne di San Lorenzo in primavera, pullulano di coppiette che non hanno vergogna di esternare i propri sentimenti.Un controsenso in quella giungla di colletti bianchi e regole.
E poi ci sono loro:ragazzi vestiti a lutto che nascondono il proprio disagio dietro il ciuffo nero corvino.
Cammina leggera lungo corso di Porta Ticinese, ricordando i tempi in cui quella strada era fulcro della sua storia d'amore.
Si sofferma davanti quel giappo dove non ha più rimesso piede.
Vorrebbe rivederlo, amarlo ancora per un po’ e passeggiare con lui tra le luci di quella serata di inizio di primavera.
Ma lui non c’era più. L’aveva lasciato vivere la sua vita, proseguire la sua carriera senza il suo amore immenso che lei nascondeva tra i sorrisi e i vestiti nuovi.
Intanto fluiva una miriade di gente che vive la quotidianità con la leggerezza di una formica e la sensibilità di un elefante.
Il rimorso l’assale: colpisce lo stomaco e urta le pareti dei polmoni.Non respira. E cala il silenzio tra i clacson dei taxi e il rumore del tram.
Desidera annunciare il suo passaggio e ritornare ad essere il centro di qualcosa visto che non era più il centro di qualcuno.
Il tappeto rosso corre sui suoi passi. Quattro piani a piedi per tenersi in forma e dritta in camera.
Ancora ricordi.
Una foto accanto al suo letto li ritrae insieme felici e spensierati: i colori sgargianti dei vestiti estivi, gli sguardi languidi della loro passione, la sproporzione delle altezze. Perfetti, belli e raggianti: avevano tutto.
Posa la borsa sulla scrivania e durante l’impatto cadono per terra tre libri: la fine è vicina e lui non ci sarà.
Appoggia le mani su quelle pagine sottolineate e  piogge di lacrime cadono sui polpastrelli.
Ripensa ai giorni in cui insieme immaginavano quei momenti: distesi sul letto fissavano il soffitto disegnando i futuri con le dita.
Guarda il calendario: tra due giorni è il suo grande giorno, eppure lei non ci sarà a darle il bacio dell’in bocca al lupo e non potrà sistemare la sua cravatta prima della proclamazione.
Intanto voci stridenti di anziane sciure interrompono il suo nostalgico silenzio.
Si immerge sotto il bollente flusso dell’acqua e decide di non regolare la temperatura: tanto il corpo si abitua ai dolori.
Si guarda allo specchio e vede i contorni sbiaditi: tutta colpa della miopia.
Si tocca il viso accarezzandolo sempre più forte come in un climax di parole sempre più pesanti. E piange forte.
Molto spesso le lacrime attenuano i pensieri e la disperazione cancella per un istante le tue sofferenze. In fondo meno per meno fa più…
Suona il campanello ma aveva lasciato la porta aperta.
Lui ascolta quei singhiozzi e non riesce più ad assecondarli.
La trova al buio con i capelli bagnati ancora caldi sugli occhi e quella tuta che non le si addiceva.
Lui le sorride facendo un’espressione buffa e lei nasconde il suo viso tra le mani.
Quell’abbraccio durò una notte intera.
Lo allontanò per guardarlo negli occhi e pianse ancora. Questa volta però non  tremava.
Il giorno dopo la Stazione Centrale era tornata ad essere bella ai suoi occhi. Si staccarono soltanto quando il treno stava per partire.
Non si parlarono. Tanto ormai erano di nuovo insieme.
Il giorno seguente lei avrebbe tenuto stretta la sua mano durante la trepidante attesa. Sarebbe tornata ad essere il suo pilastro, il suo tesoro.
Milano intanto fuori era fredda, ma aveva riscaldato il suo cuore. Ancora una volta.
Milano intanto continuava a correre mentre loro tornavano a raccontare la loro storia in standby.


2 commenti:

rossella ha detto...

brava la mia primuletta... mi hai fatto emozionare!

La Ragazza col nome di un fiore ha detto...

E' bello sapere che nel mio piccolo riesco a strappare un pò di emozioni... Un bacio